domenica 7 maggio 2017

L'involuzione della specie

Non si può attendere oltre, i tempi sono maturi (probabilmente anche marci) per ufficializzare una notizia che gli esseri umani più consapevoli ed attenti avranno già colto da parecchio: LA SPECIE UMANA SI STA INVOLVENDO.
Si metta l'anima in pace il caro vecchio Charly D., ma dopo migliaia di anni in cui abbiamo attraversato un processo evolutivo in un senso oggettivamente rilevante, passando dalla camminata a 4 zampe alla posizione eretta, l'avvento del terzo millennio ha segnato l'inizio inesorabile della curva discendente nel nostro processo evolutivo.
Sì d'accordo, la tecnologia sta avanzando in tutti i settori.
Bisogna però riconoscere che la tecnologia si divide in 2 macro-categorie:
-la maggior parte di essa non serve a un cazzo; mi riferisco ai cellulari con 16 processori, i sedili riscaldati nelle automobili, le TV da 80 pollici...etc...
-dall'altro lato c'è la tecnologia che punta a rimediare agli errori che abbiamo commesso come specie.
Diciamoci la cruda verità: i dispositivi anti-inquinamento servono solo a limitare un problema che NOI esseri umani abbiamo creato, dato che fino a 100 anni fa il concetto stesso di inquinamento era totalmente sconosciuto - e per inciso, non mi risulta che le altre specie abbiano contribuito in alcun modo a crearlo.
L'unica eccezione è rappresentata dall'allevamento dei bovini e dai gas serra che producono, ma rimane il fatto che il problema non sia causato dalle mucche, bensì dagli esseri umani che le allevano in maniera intensiva e sconsiderata.
Lo stesso discorso si applica alla ricerca medica per curare  il cancro, l'AIDS e tutte le altre malattie "moderne", che fino a qualche decennio fa non esistevano, o che avevano un'incidenza pressoché insignificante in termini di vite umane.
O di quella sfilza infinita di farmaci "di nuova generazione" che servono a curare ansia, stress, eritemi, e tutti quegli scompensi psico-somatici che sono esplosi negli ultimi anni, con lo stile di vita del nuovo millennio.
Della serie "prima ci creiamo la condizione per stare male, e poi facciamo i salti di gioia quando troviamo un modo per stare un po' meglio (ma comunque peggio di prima)". Alla faccia dei vantaggi offerti dalla tecnologia.
Oppure vogliamo parlare dell'avanzamento tecnologico nell'industria bellica, con i missili "intelligenti" e tutti quegli strumenti avanzatissimi che ci permettono di ammazzare il prossimo con criterio?
Davvero dei notevoli passi in avanti, di cui andare umanamente orgogliosi.
Si potrebbe invece spendere una parola positiva per quanto riguarda la robotizzazione nell'industria, finalmente non ci sono più (o quasi) esseri umani che si devastano a livello fisico e si alienano per 10 ore al giorno all'interno di una fabbrica.
Peccato solo che il sistema capitalistico non preveda la convivenza di robot ed esseri umani in termini di forza lavoro, e che queste persone (stando così le cose) siano destinate alla disoccupazione e alla miseria, laddove non abbiano già incontrato il proprio destino.
Insomma, a ben vedere sembra proprio che questa bramata tecnologia serva solo a far danni, oppure a cercare di porre rimedio a dei danni già fatti -in via esclusiva-dalla nostra evolutissima specie umana.

Ma questi sono argomenti di un certo spessore che richiederebbero un adeguato approfondimento, non volevano essere il perno del mio post.
Alla mia nuova "opera" volevo dare invece un taglio decisamente più minchionesco, ovvero: quali sono gli elementi più eclatanti che ci permettono di cogliere l'involuzione della nostra specie?
In altre parole: camminando per strada, o comunque nella vita di tutti i giorni, che cosa dovrebbe farmi suonare un campanello d'allarme e farmi capire che qualcosa con va?
Ebbene, eccovi servita la classifica 




lunedì 1 maggio 2017

Lettera aperta alle donne alla moda




Ebbene sì, l'anno domini 2017 continua a bombardare il mio cervello di stimoli ricorrenti.
Anche se, più che di stimoli, dovrei parlare di una sequela infinita di scosse lancinanti che partono dalla testa, attraversano il cervello, e cominciano a provocarmi delle convulsioni incontrollate fino alla punta dei piedi.
Di cosa sto parlando? Ma è ovvio: delle cosiddette "donne alla moda".
Donna, mi rivolgo a te...sì, proprio a te che NON stai leggendo questo post, anche se dovresti farlo.
Tu donna, che sei naturalmente bella, dotata da Madre Natura di un fisico creato appositamente per attrarre un uomo.
Tu, che in alcuni casi scegli di farti una cultura e di coltivare la tua sfera intellettiva, risultando seducente in un modo più profondo e raffinato.
Oppure tu, donna, che sei stata dotata di simpatia ed estrosità, e che ammali gli uomini col tuo sorriso e col tuo carisma.
Ma anche tu, donzella, che non sei dotata di nessuna delle caratteristiche precedenti, ma che sei comunque una donna fatta e finita, dotata di una propria femminilità.
Ebbene a tutte voi, oh gioiose creature del gentilsesso, voglio semplicemente e schiettamente chiedere:
ma come stracazzo vi vestite?
Da decenni esiste una varietà infinita di maglie aderenti, minigonne, body a balconcino, pantaloni spettacolari per far risaltare le vostre curve, tailleure, vestitini dal taglio sexy che hanno il potere di far voltare ogni uomo eterosessuale nel raggio di 15 Km, bellissime e seducenti scarpe che valorizzano il vostro piedino e che slanciano la vostra silhouette.
E in barba a tutto questo bendiddio che l'industria dell'abbigliamento e della calzatura vi offre, voi che fate?
Vi vestite con un ammasso informe di materia inorganica tessile comunemente detta merda!
Maglioni in lana di 2 taglie più grandi e spessi quanto una tuta anti-radiazioni usata dai sovietici a Chernobyl nel 1986, pantaloni a pinocchietto color grigio topo che stanno larghi sia sul sedere che sulle gambe, camicie dai colori improponibili e sformate che arrivano a coprirvi il sedere, jeans da rapper anni 90 tutti strappati e col risvoltino sotto le ginocchia, che si vergognerebbe ad indossare persino Vanilla Ice ad una festa tra amici ubriachi.
Senza dimenticare gli obrobri ancor peggiori come il poncho, la polo da marinaretto, o  la scarpetta da nobiluomo inglese di inizio '900.
E mi rifiuto tassativamente, per non ledere la mia dignità personale, di parlare del mocassino.
Ma la cosa peggiore di tutto questo scenario è la giustificazione che Voi date a questo scempio, a questo stupro quotidiano alla vostra femminilità.
Una volta interpellate sul perchè abbiate scelto quel poncho o quella scarpa sformata da reparto ortopedico, la vostra risposta più disarmante è: "perchè va di moda".
Ma Cristo di un Dio, ma che cazzo vuol dire?
Se per il 2018 D&G lanciasse una linea di camice di forza, noi uomini dovremmo vedervi andare in giro con gli spasmi e le bave alla bocca?
E se Armani proponesse come nuovo trend dell'estate gli scarponi da alpinista? Tutte in discoteca con le vesciche ai piedi a ballare tipo Big Foot?
No, non posso accettare questa risposta...ditemi piuttosto che avete trovato un' offerta alla LIDL e che per 4 euro e 99 avete comprato 5 camicie sformate, o che i pantaloni da clown appartenevano alla vostra prozia 90enne recentemente scomparsa, e vi dispiaceva buttarli perchè rappresentano un di lei ricordo.
In casi estremi potete anche dire che avete temporanemanete perso l'uso della vista, o che mentre vi vestivate è andata via la luce.
Ma no, non potete giustificare il vostro abbigliamento blasfemo perchè "va di moda", vi prego.
L'abbigliamento femminile deve impreziosirvi, aggraziando le vostre forme e valorizzando la vostra femminilità, non deve rappresentare una ricerca dell'assurdo nel mondo delle forme e dei colori.
Lasciate che gli stilisti vestano le proprie bamboline anoressiche con i sacchi della spazzatura e con i ferri da stiro ai piedi, ma vi prego, anzi Vi supplico, non continuate a violentare i nostri ormoni e la nostra mascolinità vestendovi da clown, perchè non fate ridere.
E se poi vi lamentate anche perchè non trovate un uomo...chiedetevi il perchè, eccheccazzo!!!





domenica 18 settembre 2016

Guida galattica per automobilisti




Nessuna riflessione stavolta, solo lo sfogo di una vittima della strada.
No, non sono morto e non  sto scrivendo questo post sotto forma di spirito, semplicemente mi classifico alla voce "vittima della strada" perchè ogni santo giorno feriale debbo percorrere 29 Km per arrivare a lavoro.
E  se una persona che viene investita e muore può almeno bearsi per aver cessato le proprie sofferenze terrene, io (e molti altri) siamo costretti a subire un eterno e raccapricciante supplizio quotidiano.
In realtà il percorso che mi conduce al lavoro è abbastanza agevole, le uniche varianti a dei comodi rettilinei sono rappresentate da 1 passaggio a livello (quasi) sempre aperto e 13 rotonde.
Quindi il vero problema non è rappresentato dal tragitto, bensì dalle persone che lo percorrono.
Citerò in ordine sparso le varie categorie di "utenti della strada" che rendono acido e mortificante l'inizio della mia giornata.

1) I ciclisti

Una categoria che fatico a comprendere.
Sei un ciclista, ami la bici, l'aria sana, la tranquillità delle montagne e la bucolica beatitudine delle stradine di campagna: che cazzo ci fai alle 8.10 di mattina in statale?
Camion che strombazzano, smog, auto che ti superano sfiorandoti il manubrio di 1,2 cm: non sarebbe meglio indirizzarsi verso strade più indicate per il tuo hobby?
E soprattutto, perchè con una bici larga 27 cm occupi un'intera corsia?
Attendo spiegazioni razionali, se mai ve ne fossero.


2) Gli agricoltori col trattore
è risaputo che gli agricoltori si svegliano presto per seguire le proprie attività in stalla e nei campi, così come è noto che godono di ampia libertà per quanto riguarda gli orari di lavoro.
Pertanto la mia domanda sorge spontanea: per quale minchiosissimo motivo un agricoltore dovrebbe mettersi in statale col suo trattore (alla velocità di 35 Km/h col limite a 70, ndr) proprio tra le ore 8.00 e le ore 9.00 del mattino, durante la cosiddetta "ora di punta"?
Ma dalle 6.00 alle 7.45 che cazzo fa, le seghe ai criceti?
E dalle 9.00 a alle alle 7.45 del giorno dopo?
Non si sa, fatto sta che i contadini di oggi hanno sviluppato l'impellente bisogno di rompere il cazzo all'umanità automobilistica proprio in quell'ora solare.
Non esistono stradine secondarie, non esistono altri orari.
Ma che andassero affanculo, direi.

3) I pensionati che vanno a comprare il giornale e/o a pagare le bollette

Cambia il soggetto, ma il principio è lo stesso descritto per gli agricoltori.
Hai lavorato per tutta una vita. Ti sei svegliato all'alba per 50 anni, disintegrandoti i testicoli per raggiungere il posto di lavoro e per fare le tue 8 ore sottopagate.
Perchè mai, caro pensionato, adesso che sei libero e puoi fare quel cazzo che vuoi, tipo svegliarti alle 11.00, andare trendordici mesi consecutivi alle Bahamas, vivere la vita che hai sempre sognato, hai deciso di svegliarti ogni mattina alle 7.30 e fiondarti in statale con la tua FIAT 126 fissa ai 47,4 Km/h per raggiungere l'edicola o l'Ufficio Postale?
Ma cristodiundio, non te l'hanno mai detto che le edicole sono aperte fino alle 19.30 e che gli uffici postali chiudono alle 13.00? Che esistono i quotidiani on line? Che le bollette si possono pagare tramite RID bancario, senza muoversi da casa e risparmiando i soldi del bollettino e della benzina?
No? Beh allora ti do un consiglio: prendi i tuoi figli e i tuoi nipoti e prendili a calci nel culo!
Se invece lo sai e te ne sbatti, vai a fare in culo tu!

4) I timorosi

Questa è una categoria di persone che condanno solo in parte, dato che la sicurezza è importante e credo che ognuno debba sentirsi "a proprio agio" col mezzo che sta guidando.
Tuttavia ci sono dei casi limite e oggettivamente inspiegabili, per i quali mi sento di dispensare un paio di consigli.

-Le rotonde non sono degli Stop.

Agli stop bisogna fermarsi e controllare che non ci sia nessuno prima di ripartire.
Le rotonde invece sono ideate per favorire una maggiore scorrevolezza del traffico, per cui è sufficiente rallentare e, se non sopraggiungono altri veicoli, è possibile impegnare la rotonda e prendere la direzione che si desidera SENZA FERMARSI.
Quindi anche stavolta la domanda è scontata: per quale puffercazzo di motivo vi fermate se non c'è nessuno? Avete paura che precipiti davanti a voi un meteorite a forma di automobile? Qualche nipotino vi ha raccontato di un auto invisibile che si diverte a provocare tamponamenti in rotonda? Avete bevuto troppo la sera prima e non riuscite a mettere a fuoco la strada?
Anche stavolta l'illogicità regna sovrana.

-Le rotonde hanno una logica.

Se dovete imboccare la prima uscita dovete tenere la destra, se invece andate dritti o a sinistra dovete stare al centro. Sembrava scontato, ma evidentemente non lo è.
Il corollario di questa semplice spiegazione è che se state a destra per andare dritti, state rompendo i coglioni a quelli dietro che devono andare effettivamente a destra.
Allo stesso modo, se impegnate la rotonda al centro per poi svoltare a destra, tagliate la strada a quelli che sono dietro di voi nella corsia di destra.
Suvvia, non è difficile!

-Si può svoltare a destra anche senza fermarsi 

Anche questa sembra essere una riflessione a prova di sub-normale, eppure vi garantisco che quotidianamente mi capitano soggetti che devono svoltare in una laterale a destra, e che anzichè rallentare leggermente e girare, decidono di fermarsi in mezzo alla strada, girare il volante, e poi con placida calma ripartire. Per la gioia di tutte le persone che seguono dietro di loro, e della coda che si va gratuitamente a formare.


5) Gli Uozzap addicted

Sia chiaro: per quanto mi riguarda una persona all'interno della sua macchina può fare quello che vuole. Ballare la rumba, sfidare la sorte con la roulette russa o giocare a freccette contro Phil Taylor.
La linea di confine oltrepassata la quale i miei coglioni iniziano ad irritarsi, scatta nel momento in cui questa attività compromette le capacità del soggetto alla guida del veicolo.
Capisco che morose e trombamiche abbiano bisogno di attenzioni, così come capisco che farsi i selfie e ascoltare gli audio messaggi sia diventata una simpatica attività per riempire le giornate.
Quello che non capisco è perchè queste attività debbano rapire migliaia di automobilisti proprio in quei
15 minuti che trascorrono alla guida, rendendoli dei fottuti intralci alla circolazione, oltre che dei pericoli per gli altri..
Quando la vostra auto inizia a sbandare, quando procedete a zig-zag, splittando il vostro sguardo tra la strada e il cellulare, quando viaggiate 30 Km/h sotto il limite di velocità per leggere un messaggio, o quando vi fermate bruscamente  in mezzo ad una rotonda vuota per inoltrate la vostra posizione GPS...beh, sappiate che mi state profondamente sul cazzo, ma in un modo che non posso nemmeno descrivervi a parole.
Spero vivamente che il cellulare vi finisca sù per il culo, e che per utilizzarlo dobbiate ricorrere ad un'influenza intestinale dissenterica vita natural durante. E poi vi sfido a digitare le lettere sul display!

Ecco, ho concluso la panoramica.
Spero vivamente di aver urtato la sensibilità di qualcuno, perchè di fatto lo scopo era proprio questo.
Se rientrate nelle categorie precedenti e vi sentite indignati, Vi prego di scrivermi le vostre ragioni, sono anni che accumulo rabbia nei vostri confronti e mi piacerebbe molto capire cosa si cela dietro la vostra assurda condotta.

Attendo vostre!







mercoledì 10 agosto 2016

Nostalgia portami via!




Primo post del 2016, vediamo se riesco a dargli un senso o se, come al solito, mi perderò per strada in un magma di puttanate e discorsi sconclusionati. (io punterei sulla seconda, provate a chiedere le quote al vostro allibratore di fiducia)

Sono un fottutissimo nostalgico.
E della peggior risma direi, dato che non me ne vergogno - ma che anzi - ne vado orgoglioso.
Vengo al dunque: non mi piace il mondo attuale. E non voglio sentir parlare dei vantaggi offerti dalla tecnologia, dei social nettuorch , dei videogiochi super realistici , degli smartphone, delle nanotecnologie, di possibilità per il futuro: queste sono CAGATE.
Già, CAGATE, perché se la specie umana  non ha un'anima, un' identità, un cuore, una direzione (più o meno) condivisa, una consapevolezza; allora i super PC, le reti potenti, i cellulari che fanno il caffè, i robottini che puliscono casa...ce li possiamo ficcare bellamente nel culo.

Baratterei tutta la tecnologia del mondo per vedere dal vivo Johnny Rotten e Sid Vicious che sputtanano la Regina, sentire Freddy che rivela a sua madre di aver sparato ad un uomo (senza dover condividere l'indignazione su FB), farmi masturbare i timpani da Page mentre suona Heartbreaker, o condividere una risata con quel cazzone di Keith Moon mentre fa esplodere il palco durante un concerto.

Invece debbo sorbirmi un esercito di Marchi Carta e Menchioni, di Giastin Biber, di Alessandre Amorose, di gente che vince un talent grazie al televoto della signora Mariuccia da Isernia e perciò si sente autorizzata a maciullare i coglioni al mondo con una serie infinita di canzoni dimmerda, scritte a tavolino da un manipolo di discografici e poi diffuse come un virus dal mercato musicale; il tutto senza una gavetta, senza un trascorso, senza le gioie e i dolori inevitabili di una carriera vissuta e maturata partendo dai garage di periferia.
Gente presa ad minchiam, incipriata, vestita di tutto punto e sbattuta sul palco col copione in mano, pronta a recitare la canzoncina che gli hanno scritto per l'estate e a rilasciare l'intervista a "TV, sorrisi e cazzoni".
E vogliamo parlare delle ribelli? Di quella cretina di "Hanna Montana"(mi perdonerete se non ricordo il nome, e se non voglio perdere nemmeno un millisecondo per cercarlo) che adesso si scopa le palle da demolizione? O di Madonna che a 70 anni fa la "giovine" cercando di scandalizzare i benpensanti coi baci lesbo e i crocifissi sul palco?
Ma che andassero a fanculo...loro e tutti quelli che le ascoltano (riconosco nella prima Madonna una certa dignità musicale, quindi se ascoltate la PRIMA Madonna non dovete andare affanculo...in tutti gli altri casi sì).

O vogliamo parlare di cinema? Magari di quel geniaccio del male che ha deciso di rifare Point Break? Un cult assoluto riproposto con un cast improvvisato di 4 sconosciuti, puntando tutto sulle acrobazie con le moto e sugli sport estremi? Un' opera di cui si sentiva l' impellente bisogno, davvero.
Peccato che il film originale avesse un scopo e portasse con sé un messaggio, oltre a vantare un cast eccezionale. Quisquiglie, ovviamente.
Quando rifacciamo The Blues Brothers? Il Corvo? Il Padrino? Scarface? Full Metal Jacket? C' era una volta in America?
Suvvia, sono tutti film perfetti per un remake.
Mancano le idee? No problem!
Via gli sceneggiatori, i cast, i registi, i messaggi, decontestualizziamo il periodo storico in cui il film era uscito! Basta un nome altisonante preso dall'Olimpo della cinematografia per inchiappettare la massa di pecoroni paganti al botteghino, fottesega se il film fa cagare o peggio ancora se stravolge la versione originale!

O vogliamo parlare di sport?
Di un calcio abbandonato nelle mani dei magnati russi e cinesi che spendono centinaia di milioni alla pene di segugio, per comprare calciatori che fino a 10 anni fa non sarebbero valsi nemmeno un polpaccio di Batistuta, un calcagno di Maldini o un sopracciglio di Roberto Baggio?
Un calcio svuotato di ogni valore, senza bandiere, in cui a comandare sono solo sponsor, TV e procuratori?
Io rivoglio Pippo Inzaghi che esulta dopo un goal come in preda alle crisi epilettiche, rivoglio Marcel Van Basten che piange durante l'ultimo giro di campo, rivoglio il mitra di Batigol, rivoglio il codino brizzolato di Roberto Baggio al Brescia.
Voglio il romanticismo perduto, la passione, il sudore, le emozioni, la genuinità, l'originalità, la schiettezza, l'umanità; nel calcio come nel cinema, nella musica come nella letteratura, nello sport come nella vita.
Voglio Zidane che tira una testata a Materazzi, voglio Bukowski che mi descrive l'odore del vomito, voglio Krusciov che sbatte la scarpa sul tavolo, voglio Valentino che supera Stoner sulla ghiaia, voglio Hartman che insulta Palla di lardo, voglio Bikila che corre scalzo, voglio Ken Shiro che fa esplodere le canaglie, voglio i Ramones che mi saccheggiano i timpani, voglio Fosbury che salta "allincontrario", voglio Corrado che ride con Pregadio, voglio i Kiss che roccheggiano tutta la notte (e fanno festa nel day time), voglio Bud e Terence che picchiano i cattivi col sorriso, voglio Jason Voorhes che squarta le cheerleaders mentre la danno via come l'acqua naturale a ferragosto, voglio Tracy Chapman che mi parla di rivoluzione, voglio Gabo che mi racconta di Macondo, e voglio un T800 che solleva il pollicione mentre si scioglie nel metallo fuso.

Voglio un cazzo di motivo per emozionarmi con gusto e per risvegliare la mia umanità, il mio cervello, il mio cuore, la mia anima, nel bene e nel male; senza sponsor, denaro, banalità, volgarità, secondi fini e fottuto politically correct.

Quindi sì: sono un bastardo nostalgico, e ne vado orgogliosa-fucking-mente fiero!


giovedì 3 settembre 2015

Le agenzie interAnali



Wow, che emozione, addirittura 2 post nello stesso anno!?!
Ebbene voglio smorzare immediatamemente ogni genere di esaltazione e precisare che si tratta di una mera coincidenza.
Scrivo questo secondo post del 2015, forse vittima della calura, per condividere con voi (in realtà con me stesso, dato che probabilmente non mi caga nemmeno il bot di google) delle considerazioni sulle agenzie interinali, da me fanciullescamente ribattezzate per l'occasione "interAnali", per i motivi che vado ora ad esporvi.
Figlie del nuovo millennio, le agenzie interinali hanno il compito di mettere in contatto domanda ed offerta nel fantasmagorico et sfavillante mercato del lavoro.
In buona sostanza, un'azienda che sta cercando una particolare figura professionale da inserire in organico, può scegliere di rivolgersi ad un'agenzia interinale affinchè questa selezioni e presenti il candidato migliore per la posizione ricercata.
Naturalmente l'agenzia interinale si intasca una parcella per il servizio, nel caso in cui il canidato venga assunto.
Parallelamente, il candidato che cerca un impiego si rivolge all' agenzia per fare in modo che questa lo aiuti a trovare il lavoro più "consono" alla propria professionalità ed alle proprie inclinazioni.

FIn quì nulla di male, anzi.

Ma bando alla teoria e passiamo alla pratica: sono davvero utili le agenzie interinali?
Ma che domanda del cazzo...assolutamente NO!
E Vi dirò di più: non solo sono inutili, ma sono addirittura dannose. E vi spiego perchè.

Partiamo dall'inizio: perchè un'azienda dovrebbe rivolgersi ad un'agenzia?
Come già detto, per ottenere un servizio: oggigiorno la maggior parte delle aziende, specie quelle di medio/piccole dimensioni, vuoi per i costi troppo elevati, vuoi perchè gli svantaggi superano i vantaggi, non hanno più un ufficio del personale interno e non conducono più le selezioni dei propri dipendenti in modo autonomo.
Scelgono quindi di rivolgersi ad un agenzia interinale, che si prenda l'onere di scremare i candidati migliori e di presentarli all'azienda, in altre parole di SELEZIONARLI.
Quindi seguendo il corollario, le agenzie interinali dovrebbero essere le professioniste della selezione, giusto?
E invece NO, nella maniera più assoluta.

Chiunque si sia recato in qualche agenzia interinale si sarà accorto che 9 volte su 10 ci si trova davanti una stagista neo-laureata/diplomata, spesso palesemente alla prima esperienza lavorativa.
E chiunque si sia trovato a frequentare la stessa agenzia interinale per un periodo sufficientemente lungo (diciamo 6 mesi/1 anno) si sarà accorto che le ragazze al suo interno cambiano con una frequenza  allucinante, venendo rimpiazzate ogni volta da nuove stagiste senza esperienza che naturalmente non conoscono il lavoro.
Ma vabbè, l'esperienza non è tutto...giusto?
Certo, ma se vi dicessi che 2 selezionatrici su 3  non sanno nemmeno il significato della parola "logistica"?
Se vi dicessi che più di qualche volta (giocandomi probabilmente la possibilità di essere scelto) ho dovuto spiegare i concetti di INbound ed OUTbound, logistica di piattaforma, ufficio traffico ed altro, a queste presunte "professioniste della selezione"?
Se vi dicessi che un mio ex-collega, responsabile logistico con 20 anni di esperienza, è stato scartato da una selezionatrice perchè non conosceva TUTTO l'AS400 (il quale, ricordo, è un linguaggio di programmazione) ma solamente 1 programma gestionale scritto in AS400? (La risposta fu "no guardi, a noi serve una persona che conosca TUTTO AS400")
E se vi dicessi che sono stato spinto da alcune agenzie a fare dei colloqui di lavoro per i quali io stesso dicevo di non avere il profilo adatto? Sentendomi rispondere con frasi del tipo "Ma tu vai lo stesso al colloquio, sei bravo a parlare con le persone, magari ti prendono".
E se vi dicessi che sono stato chiamato per un colloquio con 2 anni di ritardo rispetto alla mia candidatura?
O di quella volta in cui nemmeno la selezionatrice conosceva con precisione la figura ricercata dall'azienda?"Guardi dovrebbe essere qualcosa che riguarda il magazzino e i camion, ma non so bene" (e se non lo sai tu chi cazzo lo sa, esimia sacca testicolare con le fattezze di donna?)

E potrei continuare a lungo con esperienze di amici e conoscenti, ma l'antifona non cambierebbe.

La snervante conclusione di tutta questa paccottaglia di minkiate, è che non solo in Italia abbiamo distrutto il mercato del lavoro, terzializzando tutto ciò che era possibile a cooperative fuorilegge e mafiose, creando un esercito industriale di riserva fatto di disperati, pronti a lavorare anche in nero per 2-3 euro l'ora.
Per non farci mancare nulla abbiamo deciso di terzializzare anche la ricerca di figure specifiche, affidando la selezione a dei completi inetti, a delle agenzie utili come come il proverbiale "culo senza il buco": Agenzie interAnali, per l'appunto. 

lunedì 18 agosto 2014

Siamo ritornati porka troja...




Mader and fader!

Così vi accoglierebbero i celeberrimi Remus e Samir, che insieme a Giu-sèp, Snup dog e al resto della crew vi piscierebbero in bocca e vi rovinerebbero la vita, a tutti voi "sotomesi fiji di mignote".
Già.
Ma perchè torno ad inquinare il resto del mondo (virtuale) dopo quasi 4 anni di assenza?
Semplice, perchè mi avete rotto i coglioni, senza tante perifrasi e giri di parole.
Sono tornato in Italia da appena 36 ore, dopo aver trascorso una splendida settimana a Praga, e già desidero ardentemente tornare sul Ponte Carlo.
E per inciso non perchè Praga non possa reggere il confronto con altre città d'arte italiane, come Venezia o Firenze.
Anche tralasciando il fascino magnetico e l'indiscussa bellezza di Praga, desidero ardentemente tornarvi per un motivo molto semplice: perchè non ci sono gli italiani.
Sono un anti-nazionalista bastardo?
Sì.
Per anni ho scaricato le colpe della nostra situazione itaGliana sulla classe politica, sulle lobbies, sulla criminialità organizzata (qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di 3 sinonimi...touchè).
Ho creduto, nonostante tutto, che si dovesse nutrire una certa speranza per il futuro, perchè una volta smantellato il sistema e debellato il marcio dallo stesso, saremmo riusciti a ritornare una nazione gloriosa.
Ho criticato aspramente i sostenitori della teoria secondo cui la classe politica e dirigente rappresentasse null'altro che uno spaccato preciso della società italiana.
Ho sempre sostenuto la vecchia teoria dirigenziale secondo cui "il pesce puzza dalla testa" e che il popolo è perlopiù incolpevole, quando le cose vanno male.
Ebbene, mi sbagliavo di grosso.
Mai come in questo momento ritengo foriere di una verità assoluta le parole del saggio V, che in uno dei monologhi cinematografici più lapidari di tutti i tempi ci sbatte in faccia la pietra filosofale del cambiamento:

“Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio".

Gli italiani...che pretendono la civiltà dagli altri, pur facendo (loro) gli incivili.
Gli italiani, che vogliono essere tutelati dalla legge, possibilmente senza rispettarla.
Gli italiani, che si lamentano dei politici e poi li votano in cambio di 80 euro in busta paga, svendendo la propria dignità senza nemmeno pretendere una fetta di culo fresca come contropartita.
Gli italiani, che sono pronti a tutto per la propria squadra del cuore e non sono disposti a niente per salvaguardare il proprio futuro.
Gli italiani, che si credono un popolo coeso ed invece rappresentano solamente un'accozzaglia confusa di campanili, ognuno dei quali pretende di conservare la propria lingua, la propria storia, la propria cultura e le proprie tradizioni, salvo poi ritrovarsi tutti uniti ad inneggiare alla stessa bandiera nelle notti dei mondiali, o a piangere tutti insieme i caduti di qualche missione militare all'estero.
Gli italiani, che si credono esperti marinai e poi affondano le navi, seppur con grande stile e sfoggiando tanto di inchino (a sto' cazzo).
Gli italiani, che istituiscono il fondo per le vittime della strada, ma poi scappano senza prestare soccorso quando investono qualcuno.
Gli italiani, che ci tengono tanto all'immagine e alla "bella figura", ma che poi appena ti volti ti inculano senza nemmeno passare dal via.
Gli italiani, che non ascoltano nemmeno cosa gli dici, ma che puntano tutto su come glielo dici.
Gli italiani, che vanno in Chiesa tutte le domeniche a professare pace, solidarietà ed amore, il tutto rigorosamente nel nome di Dio, e poi si picchiano durante le assemblee condominiali discutendo dei lavori di manutenzione all'ascensore.
Gli italiani, che dopo 70 anni stanno ancora discutendo animatamente di fascismo,comunismo e Topo Gigio, mentre il mondo parla di fibra ottica ed energie alternative.
Gli italiani, che studiano inglese per 20 anni, diventano Primo ministro della Repubblica italiana (senza nemmeno essere votati,n.d.r.),e poi vanno all'estero a dire "mai mader crai uen sci felt de-de-de-de-det berlin uolz distroid bai de pippolz...Its taim of lance"
Gli italiani, che si credono i migliori sempre e comunque, salvo poi scoprire che all'estero devono lottare anche solo per restare a galla come gli stronzi.
Gli italiani, che criticano sempre il prossimo, senza mai criticare se stessi.


Ho appreso oggi che dei turisti hanno pisciato in Piazza San Marco a Venezia.
Aspetto con ansia che vengano a lanciarci i gavettoni al gusto merda, scommetto una birra che ci piacerebbero un sacco!

Italiani...la sentite la puzza di merda dell'Italia che crolla giù?

No???
Lo immaginavo.




martedì 4 gennaio 2011

Ferma el mondo.




Sono confuso e infelice.
O forse sarebbe il caso di dire infelice e confuso, dato che l'infelicità sembrerebbe essere la causa della confusione.
Infelice sì, perchè ho fallito.
Confuso pure, perchè non comprendo, se non superficialmente, i motivi del mio fallimento.
Alla soglia dei 30 anni mi sto rendendo conto che non sono in grado di essere me stesso.
Questa è la regola del gioco, la chiave di volta della nostra esistenza, quello che genitori, amici, libri, serie TV, film porno e Maria De Filippi ci hanno sempre inculcato a forza nella capoccia: Sii te stesso ("Be yourself", giusto per rievocare un certo British style anni '70.)
A mio avviso si tratta di una delle massime più stupide e insensate che siano mai state elaborate da mente umana:
1) In primis perchè di una banalità disarmante in termini (pseudo) ontologici :chi altro dovrei essere se non me stesso? È forse possibile essere qualcun altro?(assodato che tutti indossiamo una maschera quando stiamo in società e che quindi nessuno,a priori,può mai definirsi pienamente "sè stesso").
2) In secundis perchè la massima compromette già nelle intenzioni quello che si prefigge come scopo.
Mi spiego: ognuno dovrebbe essere sè stesso a prescindere (vedi punto 1), il fatto che una massima intervenga ad "imporlo" dall'esterno rischia di sortire l'effetto opposto, ovvero rischia di boicottare il vero "me stesso" che c'è in ognuno di noi...una sorta di "effetto ritorno di fiamma", per cui un soggetto cercando di essere troppo se stesso finisce paradossalmente per non esserlo affatto.
Qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che l'aforisma va preso un po' alla leggera e và colto semplicemente come un invito a non tradire quella che è la propria natura, evitando di apparire diversi da come si è realmente.
Anche in tal caso si aprirebbe comunque uno spiraglio infinito di possibili speculazioni circa la percezione che abbiamo di noi stessi in quanto tali, e quella che abbiamo invece in quanto prodotto della società.
Ma bando alla filosofia da bar, tutto questo contorto ragionamento mi è servito per giungere alla seguente conclusione:
non riesco ad essere me stesso perchè non so cosa voglia dire.
Non sono pazzo, non credo almeno, ma a questo punto non riesco veramente ad avere una percezione minimamente obiettiva di me stesso.
Certo a grandi linee un' idea me la sono fatta (e ci mancherebbe), ma l'immagine che ne esce è veramente troppo distorta e dai contorni ancora troppo sfumati.
Ho sempre creduto di essere uno dei tanti "bravi ragazzi" (goodfellas) che ci sono in giro, un po' sfigato con le donne,non particolarmente espansivo ed affabile, spesso un po' troppo pigro e svogliato, ma di contro abbastanza intelligente e simpatico, coinvolgente e particolare, a modo mio.
Nonostante i difetti credevo di essere una persona piacevole e positiva insomma, un personaggio.
Ma se mi guardo allo specchio oggi vedo una persona diversa da come si è sempre immaginata e percepita.
Vedo una persona cinica e chiusa, mal disposta al dialogo e alla condivisione, sola e autoreferenziale, alienata ed incapace di porsi ed imporsi con positività nel mondo che la circonda.
Come dire, sono un'eccezione umana...non seguo le mode, non ascolto musica di tendenza, non frequento posti cool, non mi identifico in nessun modello o corrente socio-culturale, non ho un autore preferito nè un gruppo musicale preferito, non mi riconosco in nulla che faccia parte di questa società.
Il mio sogno non è quello di andare al Billionaire quest'estate nè scoparmi una velina.
Mi vesto solo con polo o camicie, rigorosamente a tinta unita/rigate, color pastello classico e senza nessun orpello decorativo (sempre più difficili da trovare), indosso jeans non strappati nè scoloriti nè con scritte atroci sul sedere, possibilmente a zampa di elefante super-demodè (ed altrettanto introvabili) dato che i miei polpacci abnormi mi impediscono di acquistare dei jeans asigaretta.
Leggo tutto ciò che mi passa per la testa, dal manuale di filosofia all'ultimo libro di Stephen King, indistintamente.
Guardo qualsiasi genere di film, dalla commedia di Ben Stiller al film d'essay anni 60.
La mia playlist spazia da Etta James ai Golem, e i miei gusti politici escludono tutto ciò che va dall'estrema destra all'estrema sinistra del Parlamento.
Stimo chi si batte per un' ideale, ma odio gli invasati e gli estremisti.
Non mi piacciono le mode e non mi piace chi sacrifica la propria identità per farne parte.
Credo che ognuno debba essere sè stesso nella piena consapevolezza, debba pensare con la propria testa e debba venir accettato per quello che è, senza dover ricorrere a nessuno stratagemma o sacrificio.
Mi piacciono le cose semplici, possibilmente sperimentate in modo complicato.
Non mi piace chi scarica le proprie colpe sul destino o su elementi esterni senza fare mai autocritica.
Nutro stima per chi si assume le proprie responsabilità, pur consapevole delle conseguenze.
Mi piace scherzare senza dovermi fare problemi e provocando se è necessario, ma mi piace ancor di più chi fa altrettanto con me.
Mi piace chi mi fa incazzare come una iena e 5 minuti dopo, col sorriso sulle labbra e dandomi una pacca sulla spalla, mi chiede se voglio farmi una birra.
Mi piacciono le persone vere nella loro semplicità, non calcolate, frutto del proprio essere e non schiave del proprio apparire.
Persone reali che fanno ciò che gli piace, che vanno dove gli piace,che ascoltano ciò che gli piace e che leggono ciò che gli piace...odio i pecoroni inconsapevoli che vanno dove vanno tutti, indossano le Lelly Kelly perchè sono cool,si fanno il tatuaggio tribale perchè va di moda farselo, che si ubriacano perchè "solo così ci si diverte", che votano Lega Nord perchè hanno sentito che i "negri" sono tutti delinquenti.
No,io non ci sto, parafrasando l'OscarLuigi Scalfarone.
Se questo è il livello del giovane italiano medio allora io non voglio farne parte,non voglio consolidarne l'immagine e non voglio averne statisticamente a che fare.
Sarò me stesso,così come credo di esserlo e non curandomi di come lo sarò.

Pirandellianamente parlando: così è,se vi pare.