martedì 4 gennaio 2011
Ferma el mondo.
Sono confuso e infelice.
O forse sarebbe il caso di dire infelice e confuso, dato che l'infelicità sembrerebbe essere la causa della confusione.
Infelice sì, perchè ho fallito.
Confuso pure, perchè non comprendo, se non superficialmente, i motivi del mio fallimento.
Alla soglia dei 30 anni mi sto rendendo conto che non sono in grado di essere me stesso.
Questa è la regola del gioco, la chiave di volta della nostra esistenza, quello che genitori, amici, libri, serie TV, film porno e Maria De Filippi ci hanno sempre inculcato a forza nella capoccia: Sii te stesso ("Be yourself", giusto per rievocare un certo British style anni '70.)
A mio avviso si tratta di una delle massime più stupide e insensate che siano mai state elaborate da mente umana:
1) In primis perchè di una banalità disarmante in termini (pseudo) ontologici :chi altro dovrei essere se non me stesso? È forse possibile essere qualcun altro?(assodato che tutti indossiamo una maschera quando stiamo in società e che quindi nessuno,a priori,può mai definirsi pienamente "sè stesso").
2) In secundis perchè la massima compromette già nelle intenzioni quello che si prefigge come scopo.
Mi spiego: ognuno dovrebbe essere sè stesso a prescindere (vedi punto 1), il fatto che una massima intervenga ad "imporlo" dall'esterno rischia di sortire l'effetto opposto, ovvero rischia di boicottare il vero "me stesso" che c'è in ognuno di noi...una sorta di "effetto ritorno di fiamma", per cui un soggetto cercando di essere troppo se stesso finisce paradossalmente per non esserlo affatto.
Qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che l'aforisma va preso un po' alla leggera e và colto semplicemente come un invito a non tradire quella che è la propria natura, evitando di apparire diversi da come si è realmente.
Anche in tal caso si aprirebbe comunque uno spiraglio infinito di possibili speculazioni circa la percezione che abbiamo di noi stessi in quanto tali, e quella che abbiamo invece in quanto prodotto della società.
Ma bando alla filosofia da bar, tutto questo contorto ragionamento mi è servito per giungere alla seguente conclusione:
non riesco ad essere me stesso perchè non so cosa voglia dire.
Non sono pazzo, non credo almeno, ma a questo punto non riesco veramente ad avere una percezione minimamente obiettiva di me stesso.
Certo a grandi linee un' idea me la sono fatta (e ci mancherebbe), ma l'immagine che ne esce è veramente troppo distorta e dai contorni ancora troppo sfumati.
Ho sempre creduto di essere uno dei tanti "bravi ragazzi" (goodfellas) che ci sono in giro, un po' sfigato con le donne,non particolarmente espansivo ed affabile, spesso un po' troppo pigro e svogliato, ma di contro abbastanza intelligente e simpatico, coinvolgente e particolare, a modo mio.
Nonostante i difetti credevo di essere una persona piacevole e positiva insomma, un personaggio.
Ma se mi guardo allo specchio oggi vedo una persona diversa da come si è sempre immaginata e percepita.
Vedo una persona cinica e chiusa, mal disposta al dialogo e alla condivisione, sola e autoreferenziale, alienata ed incapace di porsi ed imporsi con positività nel mondo che la circonda.
Come dire, sono un'eccezione umana...non seguo le mode, non ascolto musica di tendenza, non frequento posti cool, non mi identifico in nessun modello o corrente socio-culturale, non ho un autore preferito nè un gruppo musicale preferito, non mi riconosco in nulla che faccia parte di questa società.
Il mio sogno non è quello di andare al Billionaire quest'estate nè scoparmi una velina.
Mi vesto solo con polo o camicie, rigorosamente a tinta unita/rigate, color pastello classico e senza nessun orpello decorativo (sempre più difficili da trovare), indosso jeans non strappati nè scoloriti nè con scritte atroci sul sedere, possibilmente a zampa di elefante super-demodè (ed altrettanto introvabili) dato che i miei polpacci abnormi mi impediscono di acquistare dei jeans asigaretta.
Leggo tutto ciò che mi passa per la testa, dal manuale di filosofia all'ultimo libro di Stephen King, indistintamente.
Guardo qualsiasi genere di film, dalla commedia di Ben Stiller al film d'essay anni 60.
La mia playlist spazia da Etta James ai Golem, e i miei gusti politici escludono tutto ciò che va dall'estrema destra all'estrema sinistra del Parlamento.
Stimo chi si batte per un' ideale, ma odio gli invasati e gli estremisti.
Non mi piacciono le mode e non mi piace chi sacrifica la propria identità per farne parte.
Credo che ognuno debba essere sè stesso nella piena consapevolezza, debba pensare con la propria testa e debba venir accettato per quello che è, senza dover ricorrere a nessuno stratagemma o sacrificio.
Mi piacciono le cose semplici, possibilmente sperimentate in modo complicato.
Non mi piace chi scarica le proprie colpe sul destino o su elementi esterni senza fare mai autocritica.
Nutro stima per chi si assume le proprie responsabilità, pur consapevole delle conseguenze.
Mi piace scherzare senza dovermi fare problemi e provocando se è necessario, ma mi piace ancor di più chi fa altrettanto con me.
Mi piace chi mi fa incazzare come una iena e 5 minuti dopo, col sorriso sulle labbra e dandomi una pacca sulla spalla, mi chiede se voglio farmi una birra.
Mi piacciono le persone vere nella loro semplicità, non calcolate, frutto del proprio essere e non schiave del proprio apparire.
Persone reali che fanno ciò che gli piace, che vanno dove gli piace,che ascoltano ciò che gli piace e che leggono ciò che gli piace...odio i pecoroni inconsapevoli che vanno dove vanno tutti, indossano le Lelly Kelly perchè sono cool,si fanno il tatuaggio tribale perchè va di moda farselo, che si ubriacano perchè "solo così ci si diverte", che votano Lega Nord perchè hanno sentito che i "negri" sono tutti delinquenti.
No,io non ci sto, parafrasando l'OscarLuigi Scalfarone.
Se questo è il livello del giovane italiano medio allora io non voglio farne parte,non voglio consolidarne l'immagine e non voglio averne statisticamente a che fare.
Sarò me stesso,così come credo di esserlo e non curandomi di come lo sarò.
Pirandellianamente parlando: così è,se vi pare.
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